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In che modo, quando e quanta autonomia dare ai propri figli?
Una questione che i genitori presto o tardi si trovano ad affrontare e che trova talvolta opinioni discordanti tra chi sostiene fin da subito la massima indipendenza e chi, al contrario, pensa non sia questione da trattare precocemente.
Non esiste una risposta univoca rispetto a tale tema, si può tuttavia riflettere su quanto la ricerca in psicologia suggerisce a riguardo.
Innanzitutto autonomia e indipendenza sono due concetti positivi, che hanno a che fare con il senso di scoperta e di fiducia che via via il bambino matura verso sé stesso e verso ciò che ci circonda. Inoltre, sostenere un bambino a fare da solo, ad esempio nello svolgere piccoli compiti domestici, non solo significa aumentare la sua autostima, ma contribuisce anche a sviluppare le sue intelligenze, da quella verbale (ad esempio riordinando la stanza si possono chiedere di nominare via via i giochi in modo da sostenere l’acquisizione del lessico) a quella matematica (apparecchiare la tavola per tante persone quanti i componenti della famiglia) fino a quella emotiva (rafforzare sicurezza e senso di auto-efficacia).
Acquisire indipendenza è il culmine di un percorso che ha inizio con la nascita del bambino. Nel 1976 Wood, Bruner e Ross pubblicano un articolo nel quale compare il concetto di scaffolding (dall’inglese “impalcatura”) come metafora per riferirsi alle strategie di sostegno offerte da una persona più esperta ad un’altra persona, che è in fase di apprendimento. Attraverso questa base (impalcatura), il bambino si “arrampica” per passare da un livello iniziale ad un altro di ordine superiore. Gli autori descrivono così l’adulto (o un coetaneo più esperto) come un modello di azioni e tecniche utili ad agevolare chi apprende nell’effettuare un compito, raggiungere un obiettivo o risolvere un problema, quando non è ancora in grado di farlo da solo. Tale supporto, ovviamente, sarà provvisorio e limitato al tempo strettamente necessario, affinché il bambino maturi le competenze utili a svolgere il compito in autonomia. L’adulto si pone quindi in un ruolo di appoggio, che permette al bambino di emanciparsi progressivamente.
Tutto questo sarà possibile anche grazie ad una quota di fiducia che il genitore mostrerà di avere nelle capacità del bambino, il quale si affaccerà al mondo con la sensazione di potercela fare grazie al sostegno dei genitori che credono in lui.
Molto importante, però, anche la fiducia che gli adulti mostrano verso il mondo esterno: essere aperti agli altri (seppur attenti!), permetterà al bambino di non aver paura di aprirsi con la giusta attenzione e di vivere il mondo come opportunità di crescita e di conquista.
In questo modo si creeranno le basi per adulti sicuri, consapevoli e capaci di buone relazioni sociali.
La conquista dell’autonomia nasconde dunque diverse capacità, che derivano principalmente “dall’impalcatura” strutturata dalle figure di riferimento e che incide su aspetti importanti della vita cognitiva ed emotiva del bambino.
Quindi mamme e papà non dimentichiamo mai che autonomia significa sviluppo delle proprie potenzialità e risorse, grazie anche al senso di fiducia che impariamo a maturare negli altri, ma soprattutto in noi stessi!